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LA “GAMBA DI CALANDA”, UN MIRACOLO UNICO E INUTILIZZATO

il miracolo vittorio messoriVittorio Messori, il più grande scrittore cattolico vivente, tra le tante indagini storico religiose che ha fatto, ce ne è una che ha del clamoroso, si tratta del miracolo (il Gran Miraglo) che avvenne a Calanda, villaggio della Bassa Aragona in Spagna.

La sera del 29 marzo 1640, per intercessione di Nostra Signora del Pilar, veneratissima a Saragozza, a un giovane contadino (Miguel Juan Pellicer) fu restituita di colpo la gamba destra, amputata più di due anni prima e sepolta nel cimitero dell’ospedale. Messori racconta questa storia con rigorosa documentazione in uno studio pubblicato da Rizzoli nel lontano 1998, testo riedito dalle edizioni Ares nel 2023. Io ho letto il testo pubblicato da Rizzoli,

Madonna del PILAR 3“Il Miracolo. Spagna 1640: Indagine sul più sconvolgente prodigio mariano”. Messori ci ha abituati a queste particolari indagini, come quella ben documentata su Bernadette Soubirous, una indagine storica sulla verità di Lourdes. Non sto qui ad elencare i numerosi e importanti studi che hanno caratterizzato la vita dello scrittore cattolico. Il miracolo di Calanda ebbe un certo riscontro quando avvenne, dopo è calato un sospettoso silenzio, scrive Messori, rotto proprio dal suo libro, il primo italiano che si è occupato dell’evento prodigioso. Lo studio è frutto di indagini negli archivi, interrogazioni di studiosi aragonesi e soprattutto di viaggi che l’autore ha fatto nei luoghi dove avvenne il miracolo. Col rigore storico e la capacità divulgativa di sempre Messori è riuscito a raccontare uno dei misteri più sconvolgenti e, al contempo, più saldamente provati della storia. Il testo di 254 pagine, si compone di cinque Parti. Nella Prima (La Sfida) lo scrittore racconta la sua avventura del viaggio verso la Spagna, nella regione dell’Aragona, teatro di sanguinosi conflitti, uno per tutti, la Guerra Civil del 1936-39. Quando los Rojos (anarco-comunisti), i repubblicani che per odio nei confronti della Religione cattolica hanno devastato chiese e ucciso sacerdoti e suore. Affrontando l’evento de “El Milagro de los milagros”, il miracolo dei miracoli, usa l’evento di Calanda per fare delle importanti riflessioni spesso sottili provocazioni nei confronti dei tanti increduli, scettici, atei, agnostici come Emile Zola, Ernest Renan, David Hume & compagni. Il noto razionalista Felix Michaud affermava: “Nessun credente avrebbe l’ingenuità di sollecitare l’intervento divino perché rispunti una gamba tagliata. Un miracolo del genere, che pur sarebbe decisivo, non è mai stato constatato. E possiamo prevederlo, non lo sarà mai”. Questi cosiddetti liberi pensatori hanno cercato di sminuire, di diffamare gli eventi miracolosi in genere e in particolare i 65 casi di guarigioni a Lourdes. Quello di Calanda è stato volutamente ignorato. In questa parte Messori spiega la questione delle apparizioni della Madonna e dei vari miracoli che ancora oggi accompagnano la vita dei credenti e soprattutto il comportamento della Chiesa. Si tratta semplicemente di aiuti che l’Altissimo offre all’umanità intera perché si converta e creda al Vangelo. I prodigi, i miracoli, sono segni straordinari, imprevedibili, segni “gratuiti”, - scrive Messori - concessi, ad enigmatica discrezione divina, per rinsaldare fedi vacillanti; per riaffermare la presenza del Creatore, Signore del mondo; per confermare la Sua onnipotenza e bontà”.

Intanto, l’autore, chiarisce che la Chiesa, intesa come Gerarchia, non cerca affatto questo tipo di “prodigi”. Spesso si mostra estremamente prudente e ipercritica, prima di confermare un avvenuto miracolo: In ogni caso, per il cattolico “non sono obblighi, da accettare sempre e comunque: sono semmai, doni, da accogliere con riconoscenza […]” Per la fede sono “conferme, magari appoggi; non fondamenta”. Più avanti Messori sottolinea che nessun miracolo è indispensabile per il cristiano, tranne che quello della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, qui la fede sta o cade. Tuttavia, a detta del maggiore storico attuale del “fatto di Calanda”, don Tomas Domingo Perez, la Chiesa, “anche quando, dopo una verifica meticolosa, l’autorità ecclesiastica dichiara autentico un fatto prodigioso, non intende affatto forzare l’assenso dei suoi figli”. Il Nostro è un Dio che ama la libertà, scrive ad un certo punto Messori.

È un Dio che si propone e non impone. E prima di concludere la prima parte Messori si interroga sul perché si conosce poco di Calanda, perché nessuno neanche la Utet, si prende cura di “uno strano processo del XVII secolo presso il tribunale vescovile di Saragozza e che avrebbe avuto per oggetto – nientemeno – che la storia di una gamba ricresciuta a un contadino analfabeta, un mendicante di un villaggio della Bassa Aragona?”. Se da parte “laica” il silenzio è comprensibile, non dovrebbe essere così da parte dei religiosi. Addirittura, Messori lamenta che il miracolo più inaudito della storia non ha avuto l’eco universale che meritava, neanche da parte dei più accaniti battaglieri apologeti della fede. È uno strano oblio, interrotto da qualche studioso come l’abbè francese André Deroo, che studiava e divulgava i fatti di Lourdes, ed era spesso interrotto nelle sue conferenze e dibattiti, da qualche voce che esclamava: “Tutte queste storie di guarigioni miracolose sono molto belle ed edificanti…Però, caro Padre, non si è mai vista rispuntare una gamba tagliata!”. Per questo motivo, l’abbè ha fatto come Messori, ha indagato di persona sul posto per divulgare la memoria del prodigio iberico.

Nella seconda Parte (L’Evento) Messori racconta l’evento in sé stesso. Prima di giungere alla sera del 29 marzo del 1640, la notte del miracolo della gamba riattaccata al povero Miguel. Messori descrive l'incidente. Il giovane contadino finito sotto la pesante ruota di un carro ha avuto la gamba destra spezzata, alla fine di ottobre del 1637, in ospedale hanno deciso di tagliarla perché si era incancrenita. Pertanto, il giovane contadino non potendo più lavorare gli fu concesso di elemosinare davanti al santuario della Madonna del Pilar a Saragozza. Dopo tre anni, superando la vergogna della sua mutilazione, è ritornato faticosamente a casa dai genitori a Calanda con due stampelle e una gamba di legno. Qui nella notte del 29 marzo 1640 si risvegliò con la sua gamba riattaccata, quella che sotterrata nel cimitero tre anni prima. Messori racconta con documenti alla mano, tutte le varie tappe del prodigio. A cominciare del grande spavento dei genitori di Miguel, con la stanza dove si percepiva “profumo di Paradiso”. E poi l’accorrere dei vicini di casa e i parroci con il vescovo di Saragozza monsignor Pedro Apaolaza Ramirez che dopo un anno di processi e verifiche, con un rigore disciplinare e morale, ha emesso la sentenza con la quale si dichiarava miracolosa, ottenuta per l’intercessione di Nostra Signora del Pilar, la restituzione a Miguel Juan Pellicer di Calanda, la gamba destra amputata e sepolta da due anni e cinque mesi. Questo è il titolo della Sentenza pubblicata nell’ultima parte del libro. Dove troviamo anche l’Atto pubblico steso in Calanda, Bassa Aragona il 2 aprile 1640 dal Notaio Reale di Mazaleon, dottor Miguel Andreu.

Messori ritorna spesso sulla questione che il miracolo di Calanda ha avuto l’imprimatur delle autorità civili aragonesi. Un atto pubblico addirittura garantito da un documento (steso da un notaio abilitato dallo Stato) secondo ogni regola del diritto e confermato da dieci testimoni oculari, scelti tra i più attendibili e informati sui moltissimi disponibili. Tra l’altro persone non nativi della borgata del giovane Pellicer. Paradossalmente scrive Messori, dopo le carte, qui, “anche le pietre parlano”, rifacendosi a un’immagine evangelica. Un intero villaggio non si può ingannare, osserva un sacerdote. Anche se Calanda, forse a causa del suo isolamento geografico, non è mai divenuto un luogo primario di pellegrinaggio come Lourdes.

Infatti, sottolinea Messori, poteva testimoniare tutto un popolo che aveva conosciuto il giovane contadino. Praticamente, “siamo di fronte a un intervento divino certificato da un Atto pubblico”. Un atto, addirittura dopo una settantina di ore dopo l’evento e sul luogo stesso di quei fatti sui quali viene steso e autentica il rogito. Un Atto che si è salvato da mille pericoli, soprattutto dalla furia iconoclasta dei nuovi giacobini comunisti e che troviamo nell’ufficio del sindaco nel municipio di Saragozza. Non a torto lo storico Leandro Aina Naval può osservare: “Con un simile documento ci avviciniamo a quella garanzia ideale reclamata dai razionalisti e dagli increduli di ogni tempo […]”. Il Mistero, insomma, garantito dai sigilli del Dottor Andreu, quello che in pratica pretendeva l’antiCristo di un Voltaire: “un miracolo constatato da un certo numero di persone sensate e che non fossero interessate alla cosa”. Voltaire, voleva l’intervento di un notaio e un suo rogito in piena regola come quando si acquista una casa o si contrae un matrimonio, o un testamento. A proposito dell’atto notarile Messori fa una interessante considerazione, “nessuno storico, per quanto scrupoloso potrebbe esigere di più. La stragrande maggioranza dei fatti del passato (anche fra i maggiori) è attestata con assai minori certezze documentarie e garanzie ufficiali. È una constatazione oggettiva, non una rassicurazione apologetica”.

Interessante la riflessione di Messori sulla attendibilità del miracolo, non c’erano solo i parroci, le autorità civili, ma c’era anche la “Suprema”, l’Inquisizione che vegliava senza essere intervenuta sul caso Calanda. Istituzione che aveva in Spagna l’appoggio popolare pieno e convinto di ogni classe sociale, al contrario di quello che vogliono farci credere gli estensori della “leggenda nera”. Abbastanza interessante descrivere un altro “siparietto” alla corte del Re Filippo IV che volle conoscere il giovane suddito analfabeta favorito dalla più straordinaria delle grazie della Vergine del Pilar. Il sovrano di fronte al Pellicer non ha esitato ad inginocchiarsi e baciare la gamba miracolata. Messori accenna anche alla storia del santuario dedicato alla Vergine Maria, servirebbe uno studio approfondito, comunque non si tratta della solita apparizione della Madonna come è accaduto in altri luoghi, ma di una venuta della Madonna proprio a Saragozza nel 40 d.C. dove c’era l’apostolo Giacomo il Maggiore e altri che stavano evangelizzando il popolo iberico. La Vergine Maria è venuta in carne e ossa su un pilastro, invitando Giacomo, quello di Compostela, che sarà poi il primo apostolo a subire il martirio, a costruire un tempio in suo onore. Questo pilastro, di alabastro, è ancora conservato nella cappella della basilica ed è oggetto di grande venerazione. È un luogo unico, quella del santuario del Pilar a Saragozza. Dio non ha fatto una cosa simile per alcun popolo. C’è una sorta di misterioso parallelismo tra Saragozza e Calanda, sorge spontanea la domanda: “Perché proprio qui e non altrove?”.

Zaragoza diventa la prima “sede” mariana del mondo. Qui, sulla riva destra dell’Ebro, appena fuori le mura della romana Caesarea Augusta, nella notte del 2 gennaio dell’anno 40 è venuta la Vergine quando era ancora in vita, prima di “addormentarsi” e di essere assunta in Cielo. Trasportata dagli angeli, sarebbe venuta da Gerusalemme “in carne mortale”, come cantano da secoli a squarciagola i fedeli, e come più volte al giorno ripetono sulla piazza del Pilar gli altoparlanti.

Messori racconta altri aneddoti inerenti al Gran Milagro, come quelli che riguardano  Luis Bunuel, il famoso regista, ateo, ma devoto alla vergine del Pilar e al miracolo di Calanda. Per il regista spagnolo Lourdes è un luogo mediocre.

Nella terza Parte (La Lezione) di Calanda. Il significato sociale più che personale del miracolo. Un beneficio per la comunità intera non solo aragonese, ma di tutta la Spagna, per tutti noi che abbiamo appreso lo straordinario evento. Ma questo vale per qualsiasi altro evento miracoloso. Per quanto riguarda il dopo guarigione di Miguel Juan Pellicer si sa poco, ignoriamo quando sia morto, abbiamo poche certezze della sua vita dopo il miracolo. La quarta Parte è dedicata alle immagini, che per un libro sono tante. Ultima parte i Documenti.

Torino, 30 maggio 2025

S. Giovanna d’Arco vergine.                  DOMENICO BONVEGNA

 

 

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