• Home Cattolico
  • Liturgia
    • La comunione spirituale
    • Feste e Solennità
    • Intenzioni di preghiera del mese di luglio 2025, del Papa, dei Vescovi, del Clero e del nostro sito
    • Santi
    • Breve guida alla preparazione del servizio della Proclamazione della Parola di Dio
    • Ritornelli Salmodici Santa Messa anno B
    • Liturgia
    • Adorazione Perpetua
    • Novena di Natale
    • Novena a San Giuseppe
    • Novena della Divina Misericordia
    • Novena allo Spirito Santo
    • NOVENA A MARIA ASSUNTA IN CIELO
    • All Hallows’ Eve - Novena per la Solennità di tutti i Santi
    • Novena in preparazione all'Immacolata
    • Triduo al Perdono di Assisi
  • Catechesi e Formazione
    • Catechesi Santo Padre
      • Segreteria di Stato
      • Omelie quotidiane Santo Padre
    • Regina Caeli
    • Angelus
    • Formazione e catechesi per un Cristiano Cattolico
    • #SinodoAmazzonia
    • I sette doni dello Spirito Santo
      • Il dono del Timor di Dio
      • Il dono di Pietà
      • Il dono di Scienza nello Spirito Santo
    • Indicazioni pastorali per le Persone con omo-affettività
      • Orientaciones teológico-pastorales para la atención Pastoral de las Personas con homoafectividad y de las Personas con dificultades de identidad de género
      • Theological-pastoral directions for the pastoral care of persons with homo-affectivity and persons with gender identity difficulties
    • Chiesa, abusi e riforma: da dove partire
      • Church, abuse and reform: where to start from
      • Iglesia, abusos y reforma: por dónde empezar
    • Sinodo Straordinario sulla Famiglia dal 5 al 19 ottobre 2014
    • Lista categorie Catechesi
      • Apologetica
      • Chiesa
      • Documenti catechesi
        • Documenti del CVII
        • Catechismo
      • Etica e Morale
      • Fonti e appunti sul Sinodo sulla Famiglia
      • Mariane
      • Spiritualità
      • Studi
      • Liturgia
      • Famiglia
      • Ruah
    • Chi è cattolico?
  • Rassegna stampa Cattolica
    • Liste rassegna stampa
      • Il Punto
      • Rassegna stampa etica
      • Rassegna stampa formazione e catechesi - Servizio di Formazione religiosa
      • Rassegna stampa Speciali
      • Lista rassegna stampa mondo
      • Rassegna stampa nazionali Italia
      • Gli amici scrivono
      • Le interviste de Il Cattolico
    • Feed generali
      • Feed Mondo Cattolico
      • Feed Nazionali
      • Feed catechesi cattoliche
      • Feed Santo padre
      • Feed etica
      • Feed Speciali
      • Feed il Punto
    • Twitter
    • Facebook
    • Rassegna sull'Oriente Cristiano
    • Spin doctor politico
    • Newsletter
  • Risorse
    • Ricerca interna
    • Liturgia
      • Anno A
      • Anno B
      • Anno C
      • Preghiere e..
      • Pensieri
    • Bibbia
    • Christian images
    • Recensioni
      • Mariologia
      • Testimonianze
    • Iniziative caritative
      • Iniziative speciali
      • Iniziative caritative degli amici
    • Video
    • Iscriviti alla Newsletter
    • Risorse download
    • ChristianImages
    • Papa B XVI
    • Edicola
    • Carità
  • Sostienici
    • Chi siamo
    • Disclaimer
logo
  • Home Cattolico
  • Liturgia
    • La comunione spirituale
    • Feste e Solennità
    • Intenzioni di preghiera del mese di luglio 2025, del Papa, dei Vescovi, del Clero e del nostro sito
    • Santi
    • Breve guida alla preparazione del servizio della Proclamazione della Parola di Dio
    • Ritornelli Salmodici Santa Messa anno B
    • Liturgia
    • Adorazione Perpetua
    • Novena di Natale
    • Novena a San Giuseppe
    • Novena della Divina Misericordia
    • Novena allo Spirito Santo
    • NOVENA A MARIA ASSUNTA IN CIELO
    • All Hallows’ Eve - Novena per la Solennità di tutti i Santi
    • Novena in preparazione all'Immacolata
    • Triduo al Perdono di Assisi
  • Catechesi e Formazione
    • Catechesi Santo Padre
      • Segreteria di Stato
      • Omelie quotidiane Santo Padre
    • Regina Caeli
    • Angelus
    • Formazione e catechesi per un Cristiano Cattolico
    • #SinodoAmazzonia
    • I sette doni dello Spirito Santo
      • Il dono del Timor di Dio
      • Il dono di Pietà
      • Il dono di Scienza nello Spirito Santo
    • Indicazioni pastorali per le Persone con omo-affettività
      • Orientaciones teológico-pastorales para la atención Pastoral de las Personas con homoafectividad y de las Personas con dificultades de identidad de género
      • Theological-pastoral directions for the pastoral care of persons with homo-affectivity and persons with gender identity difficulties
    • Chiesa, abusi e riforma: da dove partire
      • Church, abuse and reform: where to start from
      • Iglesia, abusos y reforma: por dónde empezar
    • Sinodo Straordinario sulla Famiglia dal 5 al 19 ottobre 2014
    • Lista categorie Catechesi
      • Apologetica
      • Chiesa
      • Documenti catechesi
        • Documenti del CVII
        • Catechismo
      • Etica e Morale
      • Fonti e appunti sul Sinodo sulla Famiglia
      • Mariane
      • Spiritualità
      • Studi
      • Liturgia
      • Famiglia
      • Ruah
    • Chi è cattolico?
  • Rassegna stampa Cattolica
    • Liste rassegna stampa
      • Il Punto
      • Rassegna stampa etica
      • Rassegna stampa formazione e catechesi - Servizio di Formazione religiosa
      • Rassegna stampa Speciali
      • Lista rassegna stampa mondo
      • Rassegna stampa nazionali Italia
      • Gli amici scrivono
      • Le interviste de Il Cattolico
    • Feed generali
      • Feed Mondo Cattolico
      • Feed Nazionali
      • Feed catechesi cattoliche
      • Feed Santo padre
      • Feed etica
      • Feed Speciali
      • Feed il Punto
    • Twitter
    • Facebook
    • Rassegna sull'Oriente Cristiano
    • Spin doctor politico
    • Newsletter
  • Risorse
    • Ricerca interna
    • Liturgia
      • Anno A
      • Anno B
      • Anno C
      • Preghiere e..
      • Pensieri
    • Bibbia
    • Christian images
    • Recensioni
      • Mariologia
      • Testimonianze
    • Iniziative caritative
      • Iniziative speciali
      • Iniziative caritative degli amici
    • Video
    • Iscriviti alla Newsletter
    • Risorse download
    • ChristianImages
    • Papa B XVI
    • Edicola
    • Carità
  • Sostienici
    • Chi siamo
    • Disclaimer

Messaggio del Santo Padre per la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato (1° settembre 2025)

ALBA Monte delle StellePubblichiamo di seguito il testo del Messaggio del Santo Padre Leone XIV per la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che sarà celebrata lunedì 1° settembre 2025, sul tema “Semi di Pace e di Speranza”:

Messaggio del Santo Padre

Semi di Pace e di Speranza

Cari fratelli e sorelle!

Il tema di questa Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, scelto dal nostro amato Papa Francesco, è “Semi di Pace e di Speranza”.Nel10° anniversario dell’istituzione della Giornata, avvenuta in concomitanza con la pubblicazione dell’EnciclicaLaudato si’, ci troviamo nel vivo del Giubileo, “pellegrini di Speranza”. E proprio in questo contesto il tema acquista il suo pieno significato.

Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare frutto deve morire(cfrGv12,24). Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro. Pensiamo, ad esempio, ai fiori che crescono ai bordi delle strade: nessuno li ha piantati, eppure crescono grazie a semi finiti lì quasi per caso e riescono a decorare il grigio dell’asfalto e persino a intaccarne la dura superficie.

Dunque, in Cristo siamosemi. Non solo, ma “semi di Pace e di Speranza”.Come dice il profeta Isaia, lo Spirito di Dio è in grado di trasformare il deserto, arido e riarso, in un giardino, luogo di riposo e serenità: «In noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva. Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino. Praticare la giustizia darà pace, onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre. Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri» (Is32,15-18).

Queste parole profetiche, che dal 1° settembre al 4 ottobre accompagneranno l’iniziativa ecumenica del “Tempo del Creato”, affermano con forza che, insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa “carezza di Dio” sul mondo (cfrLaudato si’, 84).La giustizia e il diritto, infatti, sembrano rimediare all’inospitalità del deserto. Si tratta di un annuncio di straordinaria attualità.In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche (cfr Esort. ap.Laudate Deum, 5), senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati.

Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo: calpestare la giustizia e la pacesignifica colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. È emblematica in tale ambito la sofferenza delle comunità indigene.

E non basta: la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali, come testimoniano le zone agricole e le foreste divenute pericolose a causa delle mine, la politica della “terra bruciata”[1], i conflitti che scoppiano attorno alle fonti d’acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale.

Queste diverse ferite sono dovute al peccato. Di certo non è questo ciò che aveva in mente Dio quando affidò la Terra all’uomo creato a sua immagine (Gen1,24-29). La Bibbia non promuove «il dominio dispotico dell’essere umano sul creato» (Laudato si’, 200). Anzi, è «importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano a “coltivare e custodire” il giardino del mondo (cfrGen2,15). Mentre “coltivare” significa arare o lavorare un terreno, “custodire” vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura» (ivi, 67).

La giustizia ambientale – implicitamente annunciata dai profeti – non può più essere considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano. Essa rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell’ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità.

È ormai davvero il tempo di far seguire alle parole i fatti.«Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana»(ivi, 217).Lavorando con dedizione e con tenerezza si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla pace e alla speranza. Ci vogliono talvolta anni prima che l’albero dia i suoi primi frutti, anni che coinvolgono un intero ecosistema nella continuità, nella fedeltà, nella collaborazione e nell’amore, soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio.

Tra le iniziative della Chiesa che sono come semi gettati in questo campo, desidero ricordare il progetto “BorgoLaudato Si’”, che Papa Francesco ci ha lasciato in eredità a Castel Gandolfo, come seme che può portare frutti di giustizia e di pace. Si tratta di un progetto di educazione all’ecologia integrale che vuole essere un esempio di come si può vivere, lavorare e fare comunità applicando i principi dell’EnciclicaLaudato si’.

Prego l’Onnipotente di mandarci in abbondanza il suo «spirito dall’alto» (Is32,15), affinché questi semi e altri simili portino abbondanti frutti di pace e di speranza.

L’EnciclicaLaudato si’ ha accompagnato la Chiesa Cattolica e molte persone di buona volontà per dieci anni: essa continui ad ispirarci e l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa come rotta da seguire. Così si moltiplicheranno i semi di speranza, da “custodire e coltivare” con la grazia della nostra grande e indefettibile Speranza, Cristo Risorto. Nel suo nome invio a tutti voi la mia benedizione.

Dal Vaticano, 30 giugno 2025, Memoria dei Santi Protomartiri della Chiesa Romana

LEONE PP.

________________

[1] Cfr Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,Terra e cibo, LEV 2015, 51-53.

[00854-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Semences de Paix et d’Espérance

Chers frères et sœurs,

le thème de cette Journée Mondiale de Prière pour la Sauvegarde de la Création, choisi par notre bien-aimé Pape François, est “Semences de paix et d’espérance”. À l’occasion du dixième anniversaire de l’institution de cette Journée, qui coïncide avec la publication de l’encycliqueLaudato si’, nous sommes en plein Jubilé, “pèlerins d’espérance”. C’est précisément dans ce contexte que le thème prend tout son sens.

Dans ses prédications, Jésus utilise très souvent l’image de la semence pour parler du Royaume de Dieu, et la veille de sa Passion, il l’applique à Lui-même, se comparant au grain de blé qui doit mourir pour porter du fruit (cf.Jn12, 24). La semence se livre entièrement à la terre et là, grâce à la force irrésistible de son don, la vie germe, même dans les lieux les plus inattendus, avec une capacité surprenante à générer l’avenir. Pensons, par exemple, aux fleurs qui poussent au bord des routes : personne ne les a plantées, et pourtant elles poussent grâce à des graines qui se sont retrouvées là presque par hasard et parviennent à embellir la grisaille de l’asphalte et même à en éroder la surface dure.

Ainsi, dans le Christ, nous sommes des semences. Mais pas seulement, nous sommes des “semences de Paix et d’Espérance”. Comme le dit le prophète Isaïe, l’Esprit de Dieu est capable de transformer le désert, aride et brûlé, en un jardin, lieu de repos et de sérénité : « l’Esprit qui vient d’en haut sera répandu sur nous. Alors le désert deviendra un verger, et le verger sera pareil à une forêt. Le droit habitera le désert, la justice résidera dans le verger. L’œuvre de la justice sera la paix, et la pratique de la justice, le calme et la sécurité pour toujours. Mon peuple habitera un séjour de paix, des demeures protégées, des lieux sûrs de repos » (Is32, 15-18).

Ces paroles prophétiques, qui accompagneront l’initiative œcuménique “Temps de la Création” du 1erseptembre au 4 octobre, affirment avec force que, avec la prière, la volonté et les actions concrètes qui rendent perceptible cette “caresse de Dieu” sur le monde sont nécessaires (cf.Laudato si’, n. 84). La justice et le droit semblent en effet remédier à l’inhospitalité du désert. Il s’agit d’une annonce d’une actualité extraordinaire. Dans différentes parties du monde, il est désormais évident que notre terre est en train de tomber en ruine. Partout, l’injustice, la violation du droit international et des droits des peuples, les inégalités et la cupidité qui en découlent produisent la déforestation, la pollution, la perte de biodiversité. Les phénomènes naturels extrêmes causés par le changement climatique induit par les activités humaines (cf. Exhort. ap.Laudate Deum, n. 5) augmentent en intensité et en fréquence, sans compter les effets à moyen et long terme de la dévastation humaine et écologique causée par les conflits armés.

Il semble qu’il n’y ait toujours pas de prise de conscience que la destruction de la nature ne touche pas tout le monde de la même manière : bafouer la justice et la paix signifie frapper davantage les plus pauvres, les marginalisés, les exclus. La souffrance des communautés autochtones est emblématique dans ce domaine.

Et ce n’est pas tout : la nature elle-même devient parfois un instrument d’échange, un bien à négocier pour obtenir des avantages économiques ou politiques. Dans ces dynamiques, la création est transformée en champ de bataille pour le contrôle des ressources vitales, comme en témoignent les zones agricoles et les forêts devenues dangereuses à cause des mines, la politique de la “terre brûlée”[1], les conflits qui éclatent autour des sources d’eau, la distribution inéquitable des matières premières, pénalisant les populations les plus faibles et minant la stabilité sociale elle-même.

Ces différentes blessures sont dues au péché. Ce n’est certainement pas ce que Dieu avait à l’esprit lorsqu’il a confié la Terre à l’homme créé à son image (cf.Gn1, 24-29). La Bible ne promeut pas « la domination despotique de l’être humain sur la création » (Laudato si’, n. 200). Au contraire, «il est important de lire les textes bibliques dans leur contexte, avec une herméneutique adéquate, et de se souvenir qu’ils nous invitent à “cultiver et garder” le jardin du monde (cf.Gn2, 15). Alors que “cultiver” signifie labourer, défricher ou travailler, “garder” signifie protéger, sauvegarder, préserver, soigner, surveiller. Cela implique une relation de réciprocité responsable entre l’être humain et la nature» (ibid., n. 67).

La justice environnementale – implicitement annoncée par les prophètes – ne peut plus être considérée comme un concept abstrait ou un objectif lointain. Elle représente une nécessité urgente, qui va au-delà de la simple protection de l’environnement. Il s’agit en réalité d’une question de justice sociale, économique et anthropologique. Pour les croyants, c’est en outre une exigence théologique, qui a pour les chrétiens, le visage de Jésus-Christ en qui tout a été créé et racheté. Dans un monde où les plus fragiles sont les premiers à subir les effets dévastateurs du changement climatique, de la déforestation et de la pollution, la sauvegarde de la création devient une question de foi et d’humanité.

Il est vraiment temps de passer des paroles aux actes. « Vivre la vocation de protecteurs de l’œuvre de Dieu est une part essentielle d’une existence vertueuse ; cela n’est pas quelque chose d’optionnel ni un aspect secondaire dans l’expérience chrétienne» (ibid., n. 217). En travaillant avec dévouement et tendresse, on peut faire germer de nombreuses semences de justice, contribuant ainsi à la paix et à l’espérance. Il faut parfois des années avant que l’arbre donne ses premiers fruits, des années qui impliquent tout un écosystème dans la continuité, dans la fidélité, dans la collaboration et dans l’amour, surtout si cet amour devient le miroir de l’amour oblatif de Dieu.

Parmi les initiatives de l’Église qui sont comme des graines jetées dans ce champ, je voudrais rappeler le projet “BorgoLaudato Si’”, que le Pape François nous a laissé en héritage à Castel Gandolfo, comme une semence qui peut porter des fruits de justice et de paix. Il s’agit d’un projet d’éducation à l’écologie intégrale qui se veut un exemple de la manière dont on peut vivre, travailler et faire communauté en appliquant les principes de l’encycliqueLaudato si’.

Je prie le Tout-Puissant de nous envoyer en abondance son « esprit d’en haut » (Is32, 15), afin que ces semences et d’autres similaires portent des fruits abondants de paix et d’espérance.

L’encyclique Laudato si’ accompagne l’Église catholique et de nombreuses personnes de bonne volonté depuis dix ans : qu’elle continue à nous inspirer et que l’écologie intégrale soit de plus en plus choisie et partagée comme voie à suivre. Ainsi se multiplieront les semences d’espérance, à “garder et cultiver” avec la grâce de notre grande et indéfectible Espérance, le Christ ressuscité. En son nom, je vous donne à tous ma Bénédiction.

Du Vatican, le 30 juin 2025, Mémoire des Premiers Martyrs de l’Église de Rome

LÉON PP. XIV

________________

[1]Cf.Conseil pontifical “Justice et Paix”,Terra e cibo, LEV 2015, pp. 51-53.

[00854-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Seeds of Peace and Hope

Dear Brothers and Sisters!

The theme of this World Day of Prayer for the Care of Creation, chosen by our beloved Pope Francis, is “Seeds of Peace and Hope”. On the tenth anniversary of the establishment of this Day of Prayer, which coincided with the publication of the EncyclicalLaudato Si’, we find ourselves celebrating the present Jubilee as“Pilgrims of Hope.”This year’s theme thus appears most timely.

In proclaiming the Kingdom of God, Jesus often used the image of the seed. As the time of his Passion drew near, he applied that image to himself, comparing himself to the grain of wheat that must die in order to bear fruit (cf.Jn12:24). Seeds are buried in the earth, and there, to our wonder, life springs up, even in the most unexpected places, pointing to the promise of new beginnings. We can think, for example, of flowers springing up on our roadsides from seeds that landed up there almost by chance. As those flowers grow, they brighten the gray tarmac and even manage to break through its hard surface.

In Christ, we too are seeds, and indeed, “seeds of peace and hope.” The prophet Isaiah tells us that the Spirit of God can make an arid and parched desert into a garden, a place of rest and serenity. In his words, “a spirit from on high will be poured out on us, and the wilderness will become a fruitful field, and the fruitful field a forest. Then justice will dwell in the wilderness, and righteousness abide in the fruitful field. The work of righteousness will be peace, and the work of righteousness, quietness and trust forever. My people will abide in a peaceful habitation, in secure dwellings, and in quiet resting places” (Is32:15-18).

These words of the prophet will accompany the “Season of Creation,” an ecumenical initiative to be celebrated from 1 September to 4 October 2025. They remind us that, together with prayer, determination and concrete actions are necessary if this “caress of God” is to become visible to our world (cf.Laudato Si’, 84). The prophet contrasts justice and law with the desolation of the desert. His message is extraordinarily timely, given the evidence in various parts of the world that our earth is being ravaged. On all sides, injustice, violations of international law and the rights of peoples, grave inequalities and the greed that fuels them are spawning deforestation, pollution and the loss of biodiversity. Extreme natural phenomena caused by climate changes provoked by human activity are growing in intensity and frequency (cf.Laudato Deum, 5), to say nothing of the medium and long-term effects of the human and ecological devastation being wrought by armed conflicts.

As yet, we seem incapable of recognizing that the destruction of nature does not affect everyone in the same way. When justice and peace are trampled underfoot, those who are most hurt are the poor, the marginalized and the excluded. The suffering of indigenous communities is emblematic in this regard.

That is not all. Nature itself is reduced at times to a bargaining chip, a commodity to be bartered for economic or political gain. As a result, God’s creation turns into a battleground for the control of vital resources. We see this in agricultural areas and forests peppered with landmines, “scorched earth” policies,[1]conflicts over water sources, and the unequal distribution of raw materials, which penalizes the poorer nations and undermines social stability itself.

These various wounds are the effect of sin. This is surely not what God had in mind when he entrusted the earth to the men and women whom he created in his image (cf.Gen1:24-29). The Bible provides no justification for us to exercise “tyranny over creation” (Laudato Si’, 200). On the contrary, “the biblical texts are to be read in their context, with an appropriate hermeneutic, recognizing that they tell us to ‘till and keep’ the garden of the world [cf.Gen2:15]. ‘Tilling’ refers to cultivating, ploughing or working, while ‘keeping’ means caring, protecting, overseeing and preserving. This implies a relationship of mutual responsibility between human beings and nature” (ibid., 67).

Environmental justice – implicitly proclaimed by the prophets – can no longer be regarded as an abstract concept or a distant goal. It is an urgent need that involves much more than simply protecting the environment. For it is a matter of justice – social, economic and human. For believers it is also a duty born of faith, since the universe reflects the face of Jesus Christ, in whom all things were created and redeemed. In a world where the most vulnerable of our brothers and sisters are the first to suffer the devastating effects of climate change, deforestation and pollution, care for creation becomes an expression of our faith and humanity.

Now is the time to follow words with deeds. “Living our vocation to be protectors of God’s handiwork is essential to a life of virtue; it is not an optional or a secondary aspect of our Christian experience” (Laudato Si’, 217). By working with love and perseverance, we can sow many seeds of justice and thus contribute to the growth of peace and the renewal of hope. It may well take years for this plant to bear its first fruits, years that, for their part, involve an entire ecosystem made up of continuity, fidelity, cooperation and love, especially if that love mirrors the Lord’s own self-sacrificing Love.

Among the Church’s initiatives that are like seeds sown in this field, I would mention theBorgo Laudato Si’project that Pope Francis bequeathed to us at Castel Gandolfo. It is a seed that promises to bear fruits of justice and peace, and an educational project in integral ecology that can serve as an example of how people can live, work and build community by applying the principles of the EncyclicalLaudato Si’.

I pray that Almighty God will send us in abundance his “Spirit from on high” (Is32:15), so that these seeds, and others like them, may bring forth an abundant harvest of peace and hope.

The EncyclicalLaudato Si’has now guided the Catholic Church and many people of good will for ten years. May it continue to inspire us and may integral ecology be increasingly accepted as the right path to follow. In this way, seeds of hope will multiply, to be “tilled and kept” by the grace of our great and unfailing Hope, who is the risen Christ. In his name, I offer all of you my blessing.

From the Vatican, 30 June 2025

Memorial of the First Martyrs of Holy Roman Church

LEO PP. XIV

________________

[1] Cf. PONTIFICAL COUNCIL FOR JUSTICE AND PEACE,Land and Food, Libreria Editrice Vaticana, 2015, 51-53.

[00854-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Samen des Friedens und der Hoffnung

Liebe Brüder und Schwestern!

Das Thema dieses Weltgebetstags für die Bewahrung der Schöpfung, das unser geliebter Papst Franziskus gewählt hat, lautet „Samen des Friedens und der Hoffnung“. Am 10. Jahrestag der Einführung dieses Tages im Zusammenhang mit der Veröffentlichung der EnzyklikaLaudato si’befinden wir uns mitten im Jubeljahr, als „Pilger der Hoffnung“. Gerade in diesem Kontext gelangt das Thema zu seiner vollen Bedeutung.

Jesus verwendet in seiner Verkündigung oft das Bild des Samens, um vom Reich Gottes zu sprechen, und am Vorabend seines Leidens wendet er es auf sich selbst an, indem er sich mit dem Weizenkorn vergleicht, das sterben muss, um Frucht zu bringen (vgl.Joh12,24). Der Samen überlässt sich ganz der Erde und dort keimt mit der aufbrechenden Kraft seiner Hingabe das Leben, auch an gänzlich unerwarteten Orten, in einer erstaunlichen Fähigkeit, Zukunft zu eröffnen. Denken wir zum Beispiel an die Blumen, die am Straßenrand wachsen: Niemand hat sie gepflanzt, und doch wachsen sie dank jener Samen, die fast zufällig dort gelandet sind, und schmücken den grauen Asphalt und können sogar seine harte Oberfläche durchdringen.

In Christus sind wir also Samen. Nicht nur das, sondern „Samen des Friedens und der Hoffnung“. Wie der Prophet Jesaja sagt, ist der Geist Gottes in der Lage, die trockene und ausgedörrte Wüste in einen Garten zu verwandeln, in einen Ort der Ruhe und Gelassenheit: » […] Bis über uns der Geist aus der Höhe ausgegossen wird. Dann wird die Wüste zum Garten und der Garten wird zum Wald. In der Wüste wird wohnen das Recht und in dem Garten wird die Gerechtigkeit weilen. Das Werk der Gerechtigkeit wird Friede sein und der Ertrag der Gerechtigkeit sind Ruhe und Sicherheit für immer. Dann wird mein Volk auf der Aue des Friedens weilen, an sicheren Wohnorten und an sorgenfreien Ruheplätzen« (Jes32,15-18).

Diese prophetischen Worte, die vom 1. September bis zum 4. Oktober die ökumenische Initiative „Zeit der Schöpfung“ begleiten werden, bekräftigen nachdrücklich, dass neben dem Gebet auch der Wille und konkrete Taten notwendig sind, um diese „Liebkosung Gottes“ für die Welt erfahrbar zu machen (vgl.Laudato si’, 84). Gerechtigkeit und Recht scheinen nämlich die Unwirtlichkeit der Wüste zu heilen. Es handelt sich um eine Botschaft von außerordentlicher Aktualität. In verschiedenen Teilen der Welt ist mittlerweile offensichtlich, dass unsere Erde im Verfall begriffen ist. Überall führen Ungerechtigkeit, die Verletzung des Völkerrechts und der Rechte der Völker, die Gier und die daraus resultierende Ungleichheit zu Entwaldung, Umweltverschmutzung und Verlust der Biodiversität. Extreme Naturereignisse, die durch den vom Menschen verursachten Klimawandel hervorgerufen werden (vgl. Apostolisches SchreibenLaudatosi’,5), nehmen an Intensität und Häufigkeit zu, ganz zu schweigen von den mittel- und langfristigen Auswirkungen der menschlichen und ökologischen Verwüstung durch bewaffnete Konflikte.

Es scheint noch immer kein Bewusstsein dafür zu bestehen, dass die Zerstörung der Natur nicht alle gleichermaßen trifft: Die Missachtung von Gerechtigkeit und Frieden trifft vor allem die Ärmsten, die Ausgegrenzten und die Ausgeschlossenen. Emblematisch ist in diesem Zusammenhang das Leiden der indigenen Gemeinschaften.

Und damit nicht genug: Die Natur selbst wird manchmal zum Tauschobjekt, zu einem Gut, mit dem gehandelt wird, um wirtschaftliche oder politische Vorteile zu erlangen. In einer solchen Dynamik wird die Schöpfung zu einem Ort des Kampfes um die Kontrolle über lebenswichtige Ressourcen. Davon zeugen die gefährlichen, von Minen durchsetzen landwirtschaftlichen Gebiete und Wälder, die Politik der „verbrannten Erde“[1], die Konflikte um Wasserquellen und die ungerechte Verteilung der Rohstoffe, welche die schwächsten Bevölkerungsgruppen benachteiligen und die soziale Stabilität untergraben.

Diese verschiedenen Verwundungen sind der Sünde geschuldet. Das war sicherlich nicht das, was Gott im Sinn hatte, als er die Erde dem Menschen anvertraute, den er nach seinem Bild geschaffen hatte (Gen1,24-29). Die Bibel fördert nicht »die despotische Herrschaft des Menschen über die Schöpfung« (Laudato si’, 200). Vielmehr ist es »wichtig, die biblischen Texte in ihrem Zusammenhang zu lesen, mit einer geeigneten Hermeneutik, und daran zu erinnern, dass sie uns einladen, den Garten der Welt zu „bebauen“ und zu „hüten“ (vgl.Gen2,15). Während „bebauen“ kultivieren, pflügen oder bewirtschaften bedeutet, ist mit „hüten“ schützen, beaufsichtigen, bewahren, erhalten, bewachen gemeint. Das schließt eine Beziehung verantwortlicher Wechselseitigkeit zwischen dem Menschen und der Natur ein« (ebd., 67).

Die Umweltgerechtigkeit – implizit von den Propheten verkündet – kann nicht länger als abstraktes Konzept oder fernes Ziel betrachtet werden. Sie ist eine dringende Notwendigkeit, die über den bloßen Schutz der Umwelt hinausgeht. Es handelt sich in Wirklichkeit um eine Frage der sozialen, wirtschaftlichen und anthropologischen Gerechtigkeit. Für Gläubige ist sie darüber hinaus ein theologisches Erfordernis, das für Christen das Antlitz Jesu Christi hat, in dem alles geschaffen und erlöst wurde. In einer Welt, in der die Schwächsten als Erste unter den verheerenden Auswirkungen des Klimawandels, der Entwaldung und der Umweltverschmutzung leiden, wird die Bewahrung der Schöpfung zu einer Frage des Glaubens und der Menschlichkeit.

Es ist nun wirklich an der Zeit, den Worten Taten folgen zu lassen. »Die Berufung, Beschützer des Werkes Gottes zu sein, praktisch umzusetzen gehört wesentlich zu einem tugendhaften Leben; sie ist nicht etwas Fakultatives, noch ein sekundärer Aspekt der christlichenErfahrung« (ebd., 217). Durch engagierte und einfühlsame Arbeit können viele Samen der Gerechtigkeit keimen und so zu Frieden und Hoffnung beitragen. Manchmal dauert es Jahre, bis ein Baum seine ersten Früchte trägt, Jahre, in denen ein ganzes Ökosystem in Kontinuität, Treue, Zusammenarbeit und Liebe einbezogen ist, vor allem wenn diese Liebe zum Spiegel der sich hingebenden Liebe Gottes wird.

Unter den Initiativen der Kirche, die wie Samenkörner auf dieses Feld gesät werden, möchte ich das Projekt „Borgo Laudato si’“ erwähnen, das Papst Franziskus uns in Castel Gandolfo als Vermächtnis hinterlassen hat, als Samenkorn, das Früchte der Gerechtigkeit und des Friedens tragen kann. Es handelt sich um ein Bildungsprojekt zugunsten einer ganzheitlichen Ökologie, das ein Beispiel dafür sein will, wie man in Anwendung der Grundsätze der EnzyklikaLaudato si’leben, arbeiten und eine Gemeinschaft bilden kann.

Ich bitte den Allmächtigen, er möge uns in Fülle seinen »Geist aus der Höhe« (Jes32,15) senden, damit diese Samen und andere ähnliche Samen reichlich Früchte des Friedens und der Hoffnung tragen.

Die EnzyklikaLaudato si’hat die katholische Kirche und viele Menschen guten Willens nun seit zehn Jahren begleitet: Möge sie uns weiterhin inspirieren und möge man sich immer mehr für den Weg einer ganzheitlichen Ökologie entscheiden. So werden sich die Samen der Hoffnung vermehren, die wir mit der Gnade unserer großen und unverbrüchlichen Hoffnung, dem auferstandenen Christus, „bewahren und pflegen“ müssen. In seinem Namen sende ich euch allen meinen Segen.

Aus dem Vatikan, am 30. Juni 2025, Gedenktag der ersten heiligen Märtyrer der Stadt Rom

LEO PP. XIV

_______________

[1] Vgl. Päpstlicher Rat für Gerechtigkeit und Frieden,Terra e cibo, LEV 2015, 51-53.

[00854-DE.01] [Original sprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Semillas de paz y esperanza

Queridos hermanos y hermanas:

El tema de esta Jornada Mundial de Oración por el Cuidado de la Creación, elegido por nuestro querido Papa Francisco, es “Semillas de paz y esperanza”. En el décimo aniversario de la institución de la Jornada, que coincidió con la publicación de la encíclicaLaudato si’, nos encontramos en pleno Jubileo, como “peregrinos de esperanza”. Y es precisamente en este contexto donde el tema adquiere todo su significado.

Muchas veces, Jesús, en su predicación, utiliza la imagen de la semilla para hablar del Reino de Dios, y en la víspera de la Pasión la aplica a sí mismo, comparándose con el grano de trigo, que debe morir para dar fruto (cf.Jn12,24). La semilla se entrega por completo a la tierra y allí, con la fuerza impetuosa de su don, brota la vida, incluso en los lugares más insospechados, con una sorprendente capacidad de generar futuro. Pensemos, por ejemplo, en las flores que crecen al borde de las carreteras: nadie las ha plantado, y sin embargo crecen gracias a semillas que han llegado allí casi por casualidad y logran adornar el gris del asfalto e incluso romper su dura superficie.

Por lo tanto, en Cristo somos semillas. No sólo eso, sino “semillas de paz y esperanza”. Como dice el profeta Isaías, el Espíritu de Dios es capaz de transformar el desierto, árido y reseco, en un jardín, lugar de descanso y serenidad: «hasta que sea infundido en nosotros un espíritu desde lo alto.Entonces el desierto será un vergel y el vergel parecerá un bosque. En el desierto habitará el derecho y la justicia morará en el vergel. La obra de la justicia será la paz, y el fruto de la justicia, la tranquilidad y la seguridad para siempre. Mi pueblo habitará en un lugar de paz, en moradas seguras, en descansos tranquilos» (Is32,15-18).

Estas palabras proféticas, que del 1 de septiembre al 4 de octubre acompañarán la iniciativa ecuménica del “Tiempo de la Creación”, afirman con fuerza que, junto con la oración, son necesarias la voluntad y las acciones concretas que hacen perceptible esta “caricia de Dios” sobre el mundo (cf. Laudato si’, 84). La justicia y el derecho, en efecto, parecen arreglar la inhóspita naturaleza del desierto. Se trata de un anuncio de extraordinaria actualidad. En diversas partes del mundo es ya evidente que nuestra tierra se está deteriorando. En todas partes, la injusticia, la violación del derecho internacional y de los derechos de los pueblos, las desigualdades y la codicia que de ellas se derivan producen deforestación, contaminación y pérdida de biodiversidad. Aumentan en intensidad y frecuencia los fenómenos naturales extremos causados por el cambio climático inducido por las actividades antrópicas (cf. Exhort. ap.Laudate Deum, 5), sin tener en cuenta los efectos a medio y largo plazo de la devastación humana y ecológica provocada por los conflictos armados.

Parece que aún no se tiene conciencia de que destruir la naturaleza no perjudica a todos del mismo modo: pisotear la justicia y la paz significa afectar sobre todo a los más pobres, a los marginados, a los excluidos. En este contexto, es emblemático el sufrimiento de las comunidades indígenas.

Y eso no es todo: la propia naturaleza se convierte a veces en un instrumento de intercambio, en un bien que se negocia para obtener ventajas económicas o políticas. En estas dinámicas, la creación se transforma en un campo de batalla por el control de los recursos vitales, como lo demuestran las zonas agrícolas y los bosques que se han vuelto peligrosos debido a las minas, la política de la “tierra arrasada” [1], los conflictos que se desatan en torno a las fuentes de agua, la distribución desigual de las materias primas, que penaliza a las poblaciones más débiles y socava su propia estabilidad social.

Estas diversas heridas son consecuencia del pecado. Sin duda, esto no es lo que Dios tenía en mente cuando confió la Tierra al hombre creado a su imagen (cf.Gn1,24-29). La Biblia no promueve «el dominio despótico del ser humano sobre lo creado» (Laudato si’, 200). Al contrario, es «importante leer los textos bíblicos en su contexto, con una hermenéutica adecuada, y recordar que nos invitan a “labrar y cuidar” el jardín del mundo (cf.Gn2,15). Mientras “labrar” significa cultivar, arar o trabajar, “cuidar” significa proteger, custodiar, preservar, guardar, vigilar. Esto implica una relación de reciprocidad responsable entre el ser humano y la naturaleza» (ibíd., 67).

La justicia ambiental —anunciada implícitamente por los profetas— ya no puede considerarse un concepto abstracto o un objetivo lejano. Representa una necesidad urgente que va más allá de la simple protección del medio ambiente. En realidad, se trata de una cuestión de justicia social, económica y antropológica. Para los creyentes, además, es una exigencia teológica que, para los cristianos, tiene el rostro de Jesucristo, en quien todo ha sido creado y redimido. En un mundo en el que los más frágiles son los primeros en sufrir los efectos devastadores del cambio climático, la deforestación y la contaminación, el cuidado de la creación se convierte en una cuestión de fe y de humanidad.

Es hora de pasar de las palabras a los hechos. «Vivir la vocación de ser protectores de la obra de Dios es parte esencial de una existencia virtuosa, no consiste en algo opcional ni en un aspecto secundario de la experiencia cristiana» (ibíd., 217). Trabajando con dedicación y ternura se pueden hacer germinar muchas semillas de justicia, contribuyendo así a la paz y a la esperanza. A veces se necesitan años para que el árbol dé sus primeros frutos, años que involucran a todo un ecosistema en la continuidad, la fidelidad, la colaboración y el amor, sobre todo si este amor se convierte en espejo del Amor oblativo de Dios.

Entre las iniciativas de la Iglesia que son como semillas esparcidas en este campo, deseo recordar el proyecto “Borgo Laudato si’”, que el Papa Francisco nos ha dejado como herencia en Castel Gandolfo, como semilla que puede dar frutos de justicia y paz. Se trata de un proyecto de educación en ecología integral que quiere ser un ejemplo de cómo se puede vivir, trabajar y formar comunidad aplicando los principios de la encíclicaLaudato si’.

Ruego al Todopoderoso que nos envíe en abundancia su «espíritu desde lo alto» (Is32,15), para que estas semillas y otras parecidas den frutos abundantes de paz y esperanza.

La encíclicaLaudato si’ha acompañado a la Iglesia católica y a muchas personas de buena voluntad durante diez años. Que siga inspirándonos y que la ecología integral sea cada vez más elegida y compartida como camino a seguir. Así se multiplicarán las semillas de esperanza, que debemos “cuidar y cultivar” con la gracia de nuestra gran e inquebrantable Esperanza, Cristo Resucitado. En su nombre, les envío mi bendición a todos.

Vaticano, 30 de junio de 2025, Memoria de los Santos Protomártires de la santa Iglesia Romana

_______________

[1] Cf. Pontificio Consejo “Justicia y Paz”,Tierra y alimento, LEV 2016, 51-53.

[00854-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Sementes de paz e esperança

Queridos irmãos e irmãs!

O tema para o Dia Mundial de Oração pelo Cuidado da Criação deste ano, escolhido pelo nosso amado Papa Francisco, é “Sementes de Paz e Esperança”.No décimo aniversário da instituição deste Dia de oração, que coincidiu com a publicação da EncíclicaLaudato si’, encontramo-nos em pleno Jubileu, “peregrinos deEsperança”. E é precisamente neste contexto que o tema adquire todo o seu significado.

Na sua pregação, Jesus usa com frequência a imagem da semente para falar do Reino de Deus e, na véspera da Paixão, aplica-a a Si mesmo, comparando-Se ao grão de trigo, que deve morrer para dar fruto(cf.Jo12, 24). A semente entrega-se inteiramente à terra e aí, com a força impetuosa do seu dom, a vida germina, mesmo nos lugares mais inesperados, numa surpreendente capacidade de gerar um futuro. Pensemos, por exemplo, nas flores que crescem à beira da estrada: ninguém as plantou, mas elas crescem graças a sementes que foram parar ali quase por acaso e conseguem decorar o cinzento do asfalto e até mesmo penetrar na sua dura superfície.

Assim, em Cristo, somossementes. Não só isso, mas “sementes de Paz e Esperança”.Como diz o profeta Isaías, o Espírito de Deus é capaz de transformar o deserto árido e ressequido num jardim, num lugar de repouso e serenidade: «Uma vez mais virá sobre nós o espírito do alto. Então o deserto se converterá em pomar, e o pomar será como uma floresta.Na terra, agora deserta, habitará o direito, e a justiça no pomar.A paz será obra da justiça, e o fruto da justiça será a tranquilidade e a segurança para sempre.O povo de Deus repousará numa mansão serena, em moradas seguras e em lugares tranquilos» (Is32, 15-18).

Estas palavras proféticas que, de 1º de setembro a 4 de outubro, acompanharão a iniciativa ecuménica do “Tempo da Criação”, afirmam com força que, junto à oração, são necessárias vontades e ações concretas que tornem perceptível esta “carícia de Deus” sobre o mundo (cf. Carta enc.Laudato si’, 84). Com efeito,a justiça e o direito parecem remediar a inospitalidade do deserto. Trata-se de um anúncio extraordinariamente atual.Em várias partes do mundo, já é evidente que a nossa terra está a cair na ruína. Por todo o lado, a injustiça, a violação do direito internacional e dos direitos dos povos, a desigualdade e a ganância provocam o desflorestamento, a poluição, a perda de biodiversidade. Os fenómenos naturais extremos, causados pelas alterações climáticas provocadas pelo homem, estão a aumentar de intensidade e frequência (cf. Exort. ap.Laudate Deum, 5), sem ter em conta os efeitos, a médio e longo prazo, de devastação humana e ecológica provocada pelos conflitos armados.

Parece ainda haver uma falta de consciência de que a destruição da natureza não afeta todos da mesma forma: espezinhar a justiça e a paz significa atingir principalmente os mais pobres, os marginalizados, os excluídos. A este respeito, o sofrimento das comunidades indígenas é emblemático.

E não basta: a própria natureza torna-se, por vezes, um instrumento de troca, uma mercadoria a negociar para obter ganhos económicos ou políticos. Nestas dinâmicas, a criação transforma-se num campo de batalha pelo controlo dos recursos vitais, como testemunham as zonas agrícolas e as florestas que se tornaram perigosas por causa das minas, a política da “terra queimada”[1], os conflitos que eclodem em torno das fontes de água, a distribuição desigual das matérias-primas, penalizando as populações mais fracas e minando a própria estabilidade social.

Estas várias feridas devem-se ao pecado. Não era certamente isso que Deus tinha em mente quando confiou a Terra ao homem criado à sua imagem (cf.Gn1, 24-29). A Bíblia não promove «o domínio despótico do ser humano sobre a criação» (Carta enc.Laudato si’, 200). Pelo contrário, «é importante ler os textos bíblicos no seu contexto, com uma justa hermenêutica, e lembrar que nos convidam a “cultivar e guardar” o jardim do mundo (cf.Gn2, 15). Enquanto “cultivar” quer dizer lavrar ou trabalhar um terreno, “guardar” significa proteger, cuidar, preservar, velar. Isto implica uma relação de reciprocidade responsável entre o ser humano e a natureza» (ibid., 67).

A justiça ambiental - implicitamente anunciada pelos profetas - já não pode ser considerada um conceito abstrato ou um objetivo distante. Ela representa uma necessidade urgente que ultrapassa a mera proteção do ambiente. Trata-se verdadeiramente de uma questão de justiça social, económica e antropológica. Para os que creem em Deus, além disso, é uma exigência teológica, que para os cristãos tem o rosto de Jesus Cristo, em quem tudo foi criado e redimido. Num mundo onde os mais frágeis são os primeiros a sofrer os efeitos devastadores das alterações climáticas, do desflorestamento e da poluição, cuidar da criação torna-se uma questão de fé e de humanidade.

Chegou verdadeiramente o tempo de dar seguimento às palavras com obras concretas. «Viver a vocação de guardiões da obra de Deus não é algo de opcional nem um aspecto secundário da experiência cristã»(ibid., 217).Trabalhando com dedicação e ternura, muitas sementes de justiça podem germinar, contribuindo para a paz e a esperança. Por vezes, são precisos anos para que a árvore dê os primeiros frutos, anos que envolvem todo um ecossistema na continuidade, na fidelidade, na colaboração e no amor, sobretudo se este amor se tornar um espelho do Amor oblativo de Deus.

Entre as iniciativas da Igreja, que são como sementes lançadas neste campo, gostaria de recordar o projeto “Borgo Laudato si’”, que o Papa Francisco nos deixou como herança em Castel Gandolfo, uma semente que pode dar frutos de justiça e paz. Trata-se de um projeto de educação para a ecologia integral que visa ser um exemplo de como se pode viver, trabalhar e fazer comunidade aplicando os princípios da EncíclicaLaudato si’.

Peço ao Todo-Poderoso que nos envie em abundância o seu «espírito do alto» (Is32, 15), para que estas sementes e outras semelhantes possam dar frutos abundantes de paz e esperança.

A EncíclicaLaudato si’ acompanha a Igreja Católica e muitas pessoas de boa vontade desde há dez anos: que ela continue a inspirar-nos, e que a ecologia integral seja cada vez mais escolhida e partilhada como caminho a seguir. Assim se multiplicarão as sementes de esperança, a serem “guardadas e cultivadas” com a graça da nossa grande e indefectível Esperança, Cristo Ressuscitado. Em seu nome, envio a todos vós a minha bênção.

Vaticano, 30 de junho de 2025, Memória dos Santos Protomártires da Igreja Romana.

LEÃO PP. XIV

_______________

[1] Cf. Pontifício Conselho Justiça e Paz,Terra e Cibo, LEV 2015, 51-53.

[00854-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Ziarna pokoju i nadziei

Drodzy Bracia i Siostry!

Tematem tegorocznego Światowego Dnia Modlitw o Ochronę Świata Stworzonego, wybranym przez naszego umiłowanego Papieża Franciszka, są „Ziarna pokoju i nadziei”. W dziesiątą rocznicę ustanowienia tego Dnia, które zbiegło się z publikacją encyklikiLaudato si’,znajdujemy się w centrum Jubileuszu, jako „pielgrzymi Nadziei”. Właśnie w tym kontekście temat ten nabiera swego pełnego znaczenia.

Jezus wielokrotnie, w swoim nauczaniu, używa obrazu ziarna, żeby mówić o królestwie Bożym, a w przeddzień swojej męki odnosi go do siebie, porównując się do ziarna pszenicy, które musi obumrzeć, aby przynieść owoc (por.J12, 24). Ziarno oddaje się całkowicie ziemi i tam, dzięki radykalnej sile swojego daru, kiełkuje życie, nawet w najbardziej nieoczekiwanych miejscach, z zadziwiającą zdolnością do tworzenia przyszłości. Pomyślmy na przykład o kwiatach rosnących na poboczach dróg: nikt ich nie zasadził, a jednak rosną dzięki nasionom, które znalazły się tam niemal przez przypadek, i zdobią szarość asfaltu, a nawet przebijają jego twardą powierzchnię.

A zatem, w Chrystusie jesteśmy ziarnami. Nie tylko nasionami, ale „ziarnami pokoju i nadziei”. Jak mówi prorok Izajasz, Duch Boży jest w stanie przemienić pustynię, jałową i spieczoną, w ogród, miejsce odpoczynku i spokoju: „zostanie wylany na nas Duch z wysokości. Wtedy pustynia stanie się sadem, a sad za las uważany będzie. Na pustyni osiądzie prawo, a sprawiedliwość zamieszka w sadzie. Dziełem sprawiedliwości będzie pokój, a owocem prawa – wieczyste bezpieczeństwo. Lud mój mieszkać będzie w stolicy pokoju, w bezpiecznych siedzibach, w zacisznych miejscach wypoczynku” (Iz32,15-18).

Te prorocze słowa, które od 1 września do 4 października będą towarzyszyły ekumenicznej inicjatywie „Czas dla Stworzenia”, dobitnie potwierdzają, że oprócz modlitwy potrzebna jest wola i konkretne działania, które sprawią, że na świecie będzie odczuwalna „czułość Boga” (por.Laudato si’, 84). To właśnie sprawiedliwość i prawo zdają się być odpowiedzią na niegościnność pustyni. Przesłanie to pozostaje dziś niezwykle aktualne. W różnych częściach świata coraz wyraźniej widać, że nasza ziemia popada w ruinę. Niesprawiedliwość, łamanie prawa międzynarodowego i praw narodów, nierówności i chciwość, z których się one wywodzą, wszędzie powodują wylesianie, zanieczyszczenie środowiska oraz utratę różnorodności biologicznej. Nasilają się i częściej występują ekstremalne zjawiska naturalne, spowodowane zmianami klimatu wywołanymi działalnością człowieka (por. Adhort. apost.Laudate Deum,5), nie wspominając już o skutkach – zarówno średnio-, jak i długoterminowych – ludzkiego i ekologicznego spustoszenia, jakie niosą ze sobą konflikty zbrojne.

Wydaje się, że nadal brakuje świadomości, iż niszczenie przyrody nie dotyka wszystkich w ten sam sposób: podeptanie sprawiedliwości i pokoju oznacza uderzenie przede wszystkim w najuboższych, zmarginalizowanych i wykluczonych. Znamienne w tym kontekście jest cierpienie społeczności rdzennych.

Co więcej, sama przyroda staje się niekiedy przedmiotem wymiany, dobrem, którym się handluje, żeby uzyskać korzyści ekonomiczne lub polityczne. W tych dynamicznych procesach, świat stworzony zostaje przekształcony w pole bitwy o kontrolę nad zasobami niezbędnymi do życia, czego świadectwem są obszary rolnicze i lasy, które stały się niebezpieczne z powodu min, a także polityka „spalonej ziemi”[1], konflikty wybuchające wokół źródeł wody, oraz niesprawiedliwy podział surowców, krzywdzący najsłabsze grupy społeczne i podważający samą stabilność społeczną.

Te różne rany są następstwem grzechu. Z pewnością nie to miał na myśli Bóg, gdy powierzał Ziemię człowiekowi stworzonemu na swój obraz. (Rdz1, 24-29). Biblia nie promuje „despotycznego panowania człowieka nad stworzeniem” (Laudato si’, 200). Wręcz przeciwnie, „ważne jest odczytywanie tekstów biblijnych w ich kontekście, we właściwej hermeneutyce, i przypominanie, że zachęcają nas one do «uprawiania i doglądania» ogrodu świata (por.Rdz2, 15). Podczas gdy «uprawianie” oznacza oranie i kultywowanie, to «doglądanie» oznacza chronienie, strzeżenie, zachowanie, bronienie, czuwanie. Pociąga to za sobą relację odpowiedzialnej wzajemności między człowiekiem a naturą” (tamże, 67).

Sprawiedliwość ekologiczna – zapowiedziana w sposób pośredni przez proroków – nie może już być traktowana jako pojęcie abstrakcyjne ani jako odległy cel. Stanowi ona pilną potrzebę, wykraczającą poza zwykłą ochronę środowiska. Jest to bowiem kwestia sprawiedliwości społecznej, ekonomicznej i antropologicznej. Dla wierzących jest to, ponadto, wymóg teologiczny, który dla chrześcijan ma oblicze Jezusa Chrystusa, w którym wszystko zostało stworzone i odkupione. W świecie, w którym najsłabsi jako pierwsi odczuwają niszczycielskie skutki zmian klimatycznych, wylesiania i zanieczyszczenia środowiska, troska o stworzenie staje się kwestią wiary i humanizmu.

Nadszedł już doprawdy czas, aby słowa poprzeć czynami. „Życie powołaniem, do bycia obrońcami dzieła Bożego, jest istotną częścią życia uczciwego, nie zaś czymś opcjonalnym, ani też drugorzędnym elementem doświadczenia chrześcijańskiego” (tamże,217). Pracując z oddaniem i czułością, można sprawić, że wykiełkuje wiele ziaren sprawiedliwości, przyczyniając się w ten sposób do pokoju i nadziei. Czasami trzeba lat, zanim drzewo wyda pierwsze owoce – lat, które angażują cały ekosystem w ciągłość, wierność, współpracę i miłość, zwłaszcza gdy ta miłość staje się odzwierciedleniem ofiarnej Miłości Boga.

Wśród inicjatyw Kościoła, które są jak ziarna zasiane na tym polu, pragnę przypomnieć projekt „Borgo Laudato Si’”, który Papież Franciszek pozostawił nam w spuściźnie w Castel Gandolfo, jako ziarno mogące wydać owoce sprawiedliwości i pokoju. Jest to projekt edukacyjny na rzecz ekologii integralnej, który ma być przykładem tego, jak w życiu, pracy i wspólnocie można wcielać w życie zasady encykliki „Laudato si’”.

Proszę Boga Wszechmogącego, aby obdarzył nas obficie swoim „Duchem z wysokości” (Iz 32, 15), aby te ziarna i inne podobne, przyniosły obfite owoce pokoju i nadziei.

EncyklikaLaudato si’towarzyszyła Kościołowi Katolickiemu i wielu ludziom dobrej woli przez dziesięć lat: niech nadal nas inspiruje, a ekologia integralna niech będzie coraz częściej wybieraną i wspólnie podzielaną drogą, którą należy podążać. W ten sposób będą się mnożyć ziarna nadziei, które należy „strzec i pielęgnować” dzięki łasce naszej wielkiej i niewzruszonej Nadziei, Chrystusa Zmartwychwstałego. W Jego imię przesyłam wam wszystkim moje błogosławieństwo.

Watykan, dnia 30 czerwca 2025 r., we wspomnienie Świętych Pierwszych Męczenników Świętego Kościoła Rzymskiego.

LEON PP. XIV

______________

 

[1] Por. PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Terra e cibo, LEV 2015, 51-53.

[00854-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

رسالة قداسة البابا لاوُن الرّابع عشر

في اليوم العالمي العاشر للصّلاة من أجل العناية بالخليقة

1 أيلول/سبتمبر 2025

بِذار سلام ورجاء

أيّها الإخوة والأخوات الأعزّاء!

شعار يوم الصّلاة العالمي من أجل العناية بالخليقة، الذي اختاره البابا فرنسيس، هو ”بِذار سلام ورجاء“. وفي الذّكرى العاشرة لتأسيس هذا اليوم، الذي جاء متزامنًا مع صدور الرّسالة البابويّة العامّة، ”كُنْ مُسَبَّحًا“، نجد أنفسنا في قلب اليوبيل، ”حجّاج الرّجاء“. وفي هذا السّياق يكتسب الموضوع معناه الكامل.

استخدم يسوع كثيرًا في مواعِظِهِ صورة البِذرة للحديث عن ملكوت الله، وفي عشيّة آلامه طبّقها على نفسه، فشبّه نفسه بحبّة الحنطة التي يجب أن تموت لكي تثمر (راجع يوحنّا 12، 24). فالبِذرة تسلِّم نفسها كاملة إلى الأرض، وهناك، بقوّة عطائها الشّديد، تنبعث الحياة، حتّى في أكثر الأماكن غير المتوقّعة، وبقدرة مدهشة تقوى على خلق المستقبل. لنفكّر مثلًا في الزّهور التي تنبت على أطراف الطّرقات: لم يزرعها أحد، ومع ذلك نمت بفضل بِذار سقطت هناك صدفة، لكنّها نجحت في تزيين الأسفلت الرّمادي، بل اخترقت أحيانًا سطحه الصّلب.

إذًا، في المسيح نحن بِذار. ولسنا فقط بِذارًا، بل ”بِذار سلام ورجاء“. وكما قال النّبي أشعيا، فإنّ روح الله قادر على أن يحوِّل البَرِّيَّة القاحلة والجافة إلى جنَّة، ومكانٍ للرّاحة والطّمأنينة: "إِلى أَن يُفاضَ علَينا الرُّوحُ مِنَ العَلاء، فتَصيرُ البَرِّيَّةُ جَنَّةً، وتُحسَبُ الجنَّةُ غابًا، ويَسكُنُ الحَقُّ في البَرِّيَّة، ويَستَمِرُّ البِرُّ في الجنَّة، ويَكونُ عَمَلُ البِرِّ سَلامًا، وفِعلُ البِرِّ راحةً وطُمَأنينَةً لِلأَبَد. ويَسكُنُ شَعبي في مَقَرِّ السَّلام، وفي مَساكِنِ الطُّمَأنينَة، وفي أَماكِنِ الجَلَبَة" (أشعيا 32، 15-18).

هذه الكلمات النّبويّة، التي سترافق المبادرة المسكونيّة ”زمن الخليقة“، من الأوّل من أيلول/سبتمبر حتّى الرّابع من تشرين الأوّل/أكتوبر، تؤكّد بقوّة أنّه، مع الصّلاة، نحتاج إلى الإرادة والأعمال الملموسة التي تجعل ”لطف الله“ هذا محسوسًا في العالم (راجع كُنْ مُسَبَّحًا، 84). في الواقع، العدل والحقّ، يبدوان كأنّهما علاج لقسوة البَرِّيَّة. إنّه إعلان ينطبق على أيامنا هذه بصورة خارقة. في أنحاءٍ مختلفة من العالم، صار واضحًا أنّ أرضنا آخذة بالخراب. فالظّلم، وانتهاك القانون الدّولي وحقوق الشّعوب، وما ينجم عنها من عدم المساواة، والجشع، كلّها تؤدّي إلى إزالة الغابات، والتلوّث، وفقدان التّنوّع البيولوجي. وتزداد الظّواهر الطّبيعيّة الشّديدة في حدّتها وكثرتها، نتيجة التّغيّر المناخي النّاتج عن النّشاط البشريّ (راجع الإرشاد الرّسوليّ، سبِّحوا الله، 5)، ناهيك عن الآثار المتوسّطة الأمد وطويلة الأمد للدمّار البشري والبيئي الذي تسبّبه النّزاعات المسلّحة.

ويبدو أنّه لا يزال الوعي ناقصًا بأنّ تدمير الطّبيعة لا يضرّ الجميع بنفس القدر: فانتهاك العدل والسّلام يعني إلحاق الضّرّر بأشدّ النّاس فقرًا، وتهميشًا، وإقصاءً. وفي هذا السّياق، تُعدُّ آلام الجماعات الأصليّة رمزًا ومثالًا على ذلك.

وهذا ليس كلّ شيء: الطّبيعة نفسها تصير أحيانًا أداة للمقايضة، وسلعة يتمّ التّفاوض عليها لتحقيق مكاسب اقتصاديّة أو سياسيّة. وفي هذه الدّيناميكيّات، تتحوّل الخليقة إلى ساحة معركة للسّيطرة على الموارد الحيويّة، كما تشهد على ذلك المناطق الزّراعيّة والغابات التي صارت خطرة بسبَبِ الألغام، وسياسة ”الأرض المحروقة“[1]، والنّزاعات التي تندلع حول مصادر المياه، والتّوزيع غير العادل للمواد الخام، ما يضرّ بأضعف الشّعوب ويقوّض الاستقرار الاجتماعي نفسه.

هذه الجِراح المختلفة ناجمة عن الخطيئة. ومن المؤكّد أنّ هذا ليس ما قصده الله عندما أوكل الأرض إلى الإنسان الذي خلقه على صورته (راجع تكوين 1، 24-29). فالكتاب المقدّس لا يشجّع على "هيمنة الكائن البشريّ الاستبداديّة على الخليقة" (كُنْ مُسَبَّحًا، 200). بل "من المهمّ قراءة نصوص الكتاب المقدّس في سياقها، مع تفسير صحيح، والتذكّر بأنّها تدعونا إلى أن ”نفلح ونحرس“ جَنَّةَ عَدْن (راجع تكوين 2، 15). في حين أنّ ”الفلاحة“ تعني حرث الأرض أو العمل فيها، تعني ”الحراسة“ الحماية والعناية، والحفاظ، والسّهر. وهذا يفترض وجود علاقة تبادل مسؤول بين الإنسان والطّبيعة (المرجع نفسه، 67).

العدالة البيئيّة، المذكورة ضمنًا في نبؤات الأنبياء، لا يمكن أن تبقى مفهومًا تجريديًّا أو هدفًا بعيد المنال. بل إنّها تمثّل ضرورة ملحّة، تتجاوز مجرّد حماية البيئة. إنّها في الواقع مسألة عدالة اجتماعيّة واقتصاديّة وأنثروبولوجيّة (أي خاصّة بالإنسان). وبالنّسبة للمؤمنين، هي أيضًا إلزام لاهوتيّ، وللمسيحيّين تحمل في طياتها وجه يسوع المسيح، الذي به خُلق كلّ شيء وهو الذي فدى كلّ شيء. ففي عالمٍ يكون فيه الأضعفون هم أوّل من يعاني من الآثار المدمّرة للتّغيّر المناخي وإزالة الغابات والتّلوّث، تصير العناية بالخليقة مسألة إيمان وإنسانيّة.

لقد حان الوقت حقًّا لترجمة الأقوال بالأعمال. "دعوتنا هي أن نكون حرّاسًا لعمل الله، وهذا جزء أساسيّ من حياة فاضلة. ليس ذلك أمرًا اختياريًّا، ولا جانبًا ثانويًّا في الحياة المسيحيّة" (المرجع نفسه، 217). بالعمل بتفانٍ وحنان، يمكن أن تنبت بِذار عدل كثيرة، ما يساهم في السّلام والرّجاء. ويتطلّب الأمر مرارًا سنوات قبل أن يُعطي الشّجر أولى ثماره، سنوات تشمل منظومة بيئيّة كاملة في الاستمراريّة والأمانة والتّعاون والمحبّة، ولا سيّما إذا صارت هذه المحبّة مرآة لمحبّة الله الذي يبذل نفسه لأجلنا.

من بين مبادرات الكنيسة التي تُعدّ بمثابة بِذار تُزرع في هذا الحقل، أودّ أن أذكر مشروع ”قريّة كُنْ مُسَبَّحًا“، الذي تركه لنا البابا فرنسيس إرثًا في ”قلعة غاندولفو“، كبِذرةٍ يمكن أن تؤتي ثمار العدل والسّلام. إنّه مشروعٌ للتربية على البيئة المتكاملة، يهدف إلى أن يكون مثالًا في كيف يمكن أن نعيش ونعمل ونبني الجماعة بتطبيق مبادئ الرّسالة البابويّة العامّة، ”كُنْ مُسَبَّحًا“.

أصلّي إلى الله القدير أن يفيض علينا بوفرة "روحَه مِنَ العَلاء" (أشعيا 32، 15)، حتّى تُثمر هذه البِذار وغيرها من أمثالها ثمارًا وفيرة من السّلام والرّجاء.

رافقت الرّسالة البابويّة العامّة، ”كُنْ مُسَبَّحًا“، الكنيسة الكاثوليكيّة والكثيرين من أصحاب النّوايا الحسنة مدة عشر سنوات، فلتستمرّ العناية المتكاملة بالبيئة في إلهامنا، ولتكن دائمًا خيارنا فنساهم فيها، ولتكن طريقًا نتبعه. وهكذا ستتكاثر بِذار الرّجاء، التي يجب أن ”نحرسها ونُنَمِّيها“ بنعمة رجائنا الكبير الذي لا يُخَيِّب، المسيح القائم من بين الأموات. وباسمه أرسل إليكم جميعًا بركتي.

من الفاتيكان، يوم 30 حزيران/يونيو 2025، تذكار شهداء الكنيسة الرّومانيّة الأوّلين.

لاوُن الرّابع عشر

[00854-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0466-XX.01]

[1] راجع المجلس البابوي للعدل والسّلام، الأرض والغذاء، LEV 2015، 51-53.

© Bollettino Santa Sede - 2 luglio 2025

 

 

  • Articles View Hits 95138475

We have 5082 guests and no members online